LA STRIP
Calvin and Hobbes è una striscia a fumetti realizzata dallo statunitense Bill Watterson, uscita sui quotidiani statunitensi dal 18 novembre 1985 al 31 dicembre 1995, data in cui l’autore smise di disegnare. Ambientata negli Stati Uniti contemporanei, la striscia è incentrata sulle avventure di Calvin, un bambino di sei anni pestifero e fantasioso, e di Hobbes, la sua tigre di pezza che per tutti è un semplice pupazzo, ma che per Calvin è un fedele compagno di avventure e peripezie quotidiane.
Calvin
Il suo nome si ispira a Calvino, il teologo del XVI secolo che credeva nella predestinazione. Molti suppongono che Calvin sia ispirato a un mio figlio, o a ricordi particolareggiati della mia infanzia. In effetti non ho figli ed ero un bambino piuttosto ubbidiente... Quasi l’opposto di Calvin. Una delle ragioni per cui trovo divertente creare il personaggio Calvin è che spesso non sono affatto d’accordo con lui. Il lato autobiografico di Calvin risiede nel fatto che lui la pensa nel mio stesso modo su tanti argomenti, ma in questo lui riflette il me adulto, non quello bambino. Molte lotte di Calvin sono mie metafore personali. Sospetto che la maggior parte di noi invecchi senza crescere e che in fondo a ogni adulto (a volte nemmeno tanto in fondo) ci sia un moccioso che vuole tutto a suo modo. Uso Calvin come sfogo della mia immaturità, come un modo di restare curioso nella natura, come un modo di ridicolizzare le mie ossessioni e come un modo di commentare la natura umana. Non vorrei Calvin in casa, ma sulla carta mi aiuta a riordinarmi la vita e a capirla. Bill Watterson, tratto da “Dieci anni di Calvin and Hobbes”, 1995, © Comix
Hobbes
Come il filosofo del XVII secolo con bassa considerazione della natura umana. Hobbes ha la dignità paziente e il buonsenso di molti animali che ho conosciuto. È stato ispirato moltissimo da uno dei nostri gatti, un soriano grigio che si chiamava Sprite. Sprite non solo forniva il corpo allungato e le caratteristiche del muso di Hobbes, ma era anche il modello della sua personalità. Era di buon carattere, intelligente, amichevole ed entusiasta nel modo con cui si acquattava per poi balzare sull’obiettivo. Sprite suggeriva l’idea di Hobbes che accoglie Calvin alla porta a mezz’aria ad alta velocità.
Nella maggior parte degli animali dei fumetti l’umorismo deriva dal loro comportamento umano. Naturalmente Hobbes sta eretto e parla, ma io cerco di preservare il suo lato felicno, sia nel suo contegno che nelle sue attitudini. La sua riservatezza e il suo tatto mi sembrano molto gatteschi, assieme al suo orgoglio a malapena contenuto di non essere umano. Come Calvin, spesso preferisco la compagnia di animali a quella delle persone, e Hobbes è il mio concetto di amico ideale.
La cosiddetta “trovata” del mio fumetto (le due versioni di Hobbes) è stata male interpretata. Non penso a Hobbes come una bambola che prenda miracolosamente vita quando in zona c’è Calvin. Né penso a Hobbes come il prodotto dell’immaginaziona di Calvin. In realtà non m’interessa la natura di Hobbes e ogni storia trova modo di evitare di risolvere la faccenda. Calvin vede Hobbes in un certo modo e tutti gli altri lo vedono in un altro modo. Io mostro due facce della realtà e ognuno interpreta a suo modo quello che vede. Credo che sia così che vada la vita. Nessuno di noi vede il mondo esattamente nello stesso modo, e io mi limito a disegnarlo letteralmente nel fumetto. Hobbes riguarda più la natura soggettiva della realtà piuttosto che bambolotti che prendono vita.
Bill Watterson, tratto da “Dieci anni di Calvin and Hobbes”, 1995, © Comix
I genitori di Calvin
Non ho mai dato loro un nome perché, per quel che riguarda il fumetto, sono importanti soltanto come madre e padre di Calvin. Si dice in giro che il papà di Calvin sia un mio autoritratto. Tutti i miei personaggi hanno qualcosa di mio, così in un certo senso è vero, ma il papà di Calvin è anche in parte una satira di mio padre. Tutte le mie strip su come si patisca l’“irrobustimento del carattere” sono di solito la trascrizione parola per parola delle spiegazioni di mio padre sul perché eravamo tutti congelati, esausti, affamati e persi facendo del camping. Queste cose sono un po’ più divertenti venticinque anni dopo.
la madre di Calvin è la dispensatrice quotidiana di disciplina, così non credo che la vediamo nel suo lato migliore. Mi spiace che il fumetto mostri più che altro solo il suo lato impaziente, ma cerco di alludere ad altri aspetti della sua personalità e ai suoi interessi mostrando quello che sta facendo quando Calvin si precipita dentro.
I genitori di Calvin sono stati criticati dai lettori per essere poco affettuosi e inutilmente sarcastici (il papà ha ricordato che lui avrebbe voluto un cane, invece). Ma io credo che in un fumetto sia insolito concentrare gli aspetti esasperanti di un bambino senza un sacco di abbracci e di sentimentalismo per indorare la pillola. Di solito vediamo i genitori quando reagiscono a Calvin, così ho cercato di farne delle “spalle” realistiche, con un ragionevole senso dell’umorismo sul fatto di avere un bambino come lui. Credo che facciano un lavoro migliore di quanto non farei io.
Bill Watterson, tratto da “Dieci anni di Calvin and Hobbes”, 1995, © Comix
Susie Derkins
Susie è sincera, seria e in gamba... Il tipo di ragazza che mi attraeva a scuola e che alla fine ho sposato. “Derkins” è il soprannome del bracco della famiglia di mia moglie.
Nelle prime strip il rapporto di Susie con Calvin andava sul pesante, basato com’era sul conflitto amore-odio, e mi ci è voluto del tempo per smorzarlo. Sospetto che Calvin abbia per lei una cotta moderata, che cerca di esprimere scocciandola in continuazione, ma Susie è un po’ snervat e disgustata dalle bizzarrie di Calvin, che per questo è incoraggiato a essere anche più bizzarro, e così c’è una buona dinamica. Nessuno dei due capisce del tutto quello che succede loro, il che è probabilmente vero in tutte le relazioni. A volte immagino che un fumetto che rappresenti il punto di vista di Susie sarebbe interessante, e dopo tanti fumetti sui bambini, uno su una bambina, disegnato da una donna sarebbe grande.
Bill Watterson, tratto da “Dieci anni di Calvin and Hobbes”, 1995, © Comix
La signora Vermoni (Miss Wormwood)
Come qualche lettore avrà indovinato, il suo nome si ispira all’apprendita diavolo ne Le lettere di Berlicche (The Screwtape Letters) di C.S. Lewis. Ho un sacco di simpatia per la signora Vermoni. Da qualche accenno si capisce che sta per andare in pensione, che fuma troppo e che deve fare molte cure mediche. Penso che creda seriamente nel valore dell’educazione, così è inutile dure che è una persona infelice.
Bill Watterson, tratto da “Dieci anni di Calvin and Hobbes”, 1995, © Comix
Sancio (Moe)
Sancio rappresenta ogni puzzone che ho conosciuto. È grosso, tonto, brutto e crudele. Mi ricordo che la scuola era piena di idioti come lui. Credo che si riproducano negli angoli umidi degli spogliatoi.
Bill Watterson, tratto da “Dieci anni di Calvin and Hobbes”, 1995, © Comix
Rosalyn
Probabilmente l’unica persona temuta da Calvin è la sua baby-sitter. All’nizio l’avevo messa in una tavola domenicale, non considerandola un personaggio regolare, ma il suo intimidire Calvin mi sorprese, così ogni tanto la faccio ancora apparire. Sembra che Rosalyn atterrisca anche i genitori di Calvin, sfruttando la loro disperata voglia di uscire di casa per ottenere aumenti e denaro anticipato. Il rapporto tra Rosalyn e Calvin è esclusivamente a una dimensione, così che mi diventa sempre più difficile scrivere storie con la baby-sitter. Comunque per essere un’aggiunta successiva al fumetto, ha funzionato proprio bene.